
Una seconda ondata di Coronavirus è possibile. Non c’è da negarla, perché non lo fa nessun esperto di salute, e non c’è da farsi trovare impreparati. Tra le poche cose positive di aver già trascorso un lockdown sulla propria pelle, infatti, c’è senza dubbio il fatto che abbiamo già maturato un’esperienza che ora ci potrebbe servire per non ripetere gli errori del passato. Rientra in quest’ottica la necessità di informare tutti i fumatori che anche da noi potrebbe entrare in vigore il divieto di fumo all’aperto col Coronavirus, seppur a determinate condizioni.
Le origini di questa misura di restrizione
Il divieto di fumo all’aperto col Coronavirus qualora manchi il metro di distanza arriva dalla Spagna e sta facendo molto discutere. La Giunta della Galizia ha imposto questo dictat ed è la seconda regione spagnola ad averlo fatto dopo le Canarie. E’ chiaro che dietro a tutto questo ci sia una nuova escalation dei contagi da Covid-19, soprattutto a Coruña, che lo stesso Presidente Alberto Núñez Feijóo ha definito “molto preoccupante”.
L’indicazione di applicare il divieto di fumo all’aperto col Coronavirus nasce dagli esperti, secondo cui, nelle zone in cui non è possibile garantire la distanza di almeno un metro tra una persona e l’altra, fumare potrebbe essere rischioso per la diffusione del virus. Perché? Perché chi fuma rilascia “droplets”, cioè goccioline che possono veicolare il Coronavirus.
Cosa dicono le istituzioni
Il tanto discusso divieto di fumo all’aperto col Coronavirus è in linea con le recenti raccomandazioni della Commissione Sanità Pubblica del Sistema Sanitario Nazionale oltre che di diverse società mediche che stanno suggerendo di non fumare su:
- terrazze;
- spiagge;
- altri spazi aperti.
Sempre restando su quel che sostengono le istituzioni sul rapporto tra tabagismo e Coronavirus, va segnalato anche un documento approvato dalla Commissione Sanità Pubblica dove si raccomandava di evitare il consumo di tabacco “in contesti sociali e di comunità” e di farlo “in spazi aperti separati” e di adottare misure di distanziamento e di sicurezza.
La Collegiate Medical Organization (WTO), insieme alla Società Spagnola di Sanità Pubblica e Amministrazione Sanitaria (SESPAS), la Società Spagnola di Pneumologia e il Comitato Nazionale per la Prevenzione del Fumo hanno consigliato di:
non consumare tabacco o vaporizzare in spazi pubblici aperti anche se consentito dalla legge.
L’impatto del divieto di fumo all’aperto col Coronavirus
Nessuno sa per certo qual è l’impatto diretto sul Coronavirus di questo divieto. Per completezza d’informazione va detto che alcuni scienziati sostengono che la misura avrà effetti limitati sul controllo del virus Covid-19. Si inserisce in questo contesto la previsione del professore di Epidemiologia e Biostatistica alla Drexel University a Philadelphia Usama Bilal che con queste parole dice che presto diffideremo della decisione come misura per fronteggiare l’aumento dei casi:
Qualsiasi limitazione agli spazi in cui si può fumare ha dei benefici e per me è una buona cosa a livello globale, ma sono meno certo sul senso della misura per controllare la pandemia.
La situazione in Italia
La decisione spagnola del divieto di fumo all’aperto col Coronavirus ha fatto partire il dibattito anche in Italia. Il Codacons ha chiesto al Governo di metterla in pratica anche da noi attraverso quest’intervento del Presidente Marco Donzelli:
Si tratta di prendere una scelta importante, anche se impopolare sappiamo che in Italia i fumatori rappresentano una grossa fetta della popolazione, ma è arrivato il momento di dare prevalenza alla salute pubblica. Fumare comporta dei rischi per la salute umana già di per sé, ma in un momento così difficile e particolare come quello che stiamo vivendo si tratta di prendere una scelta volta a tutelare la salute dell’intera popolazione. Dobbiamo combattere la diffusione del virus Covid-19 con ogni mezzo, per questo motivo chiediamo al Governo ed al Ministero della Salute di vietare il fumo di sigaretta all’aperto.
I numeri dei danni del fumo
Secondo il Codacons, la correlazione statistica tra fumo e decessi è preoccupante visto che ogni anno il fumo uccide nel mondo 7 milioni di persone di cui 80mila solo in Italia. Secondo alcuni studi scientifici, poi, ci sarebbe una correlazione diretta tra il fumo ed il rischio di sviluppare forme più gravi della malattia. Tutto questo, infine, va connesso con le dichiarazioni dell’Istituto Superiore di Sanità che ha spiegato che chi fuma ha un rischio maggiore di avere complicazioni in caso di infezione da Coronavirus. Un fumatore assiduo ha addirittura più del doppio di possibilità di finire in terapia intensiva.
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